Non possiamo alimentare la nostra anima se non giocandoci nella relazione con l’altro, e per giocarsi, ossia esporsi, offrirsi autenticamente, superando le barriere e le maschere della comunicazione superficiale, occorre investire tempo e passione. Senza uno scambio in cui l’uno e l’altro si guardano e comunicano nella nudità, non c’è nutrimento e crescita per l’anima, e la nostra individualità si ammala, proprio come l’organismo ha bisogno di luce e ossigeno per respirare e vivere.
Aldo Carotenuto, Le lacrime del male, Bompiani, 2001, pagg. 127-128