Decidere che cosa si deve sapere del passato – non solo fatti ed eventi, ma modi di vita, testi da leggere, espressioni linguistiche , e così via – significa prendere delle decisioni relative non solo alla consapevolezza della contemporaneità, ma anche alla memoria collettiva delle generazioni future. E questo costituisce ovviamente un atto di estrema gravità, che richiede una grande saggezza – non trovo parola migliore – da parte di chi è chiamato a prendere simili decisioni. E’ necessario infatti che, per le generazioni di domani, noi scegliamo come minimo delle tradizioni sostenibili. Tradizioni di tipo umano, se così posso dire, tolleranti, aperte, altrimenti rischiamo non tanto di produrre nel futuro dei cittadini ignoranti – di ignoranti se ne sono prodotti molti anche nel passato – ma dei cittadini cattivi.
Maurizio Bettini, Radici. Tradizione, identità, memoria, Il Mulino, pag. 62
Le tradizioni accomunano e cullano, ci fanno sentire “a casa”.E’ per questo che ogni popolo le custodisce. Però sì, è necessario essere vigili perchè le strumentazioni identitarie sono sempre ombre in agguato.
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