I testi sono una partitura che sfrutta le risorse della lingua, che sono non sette note, ma settantasettemila: il possesso di una lingua, di sue forme, regole e significati, ci consegna la chiave per potenzialità illimitate di espressione e, se abbiamo pazienza, di comprensione. Credo che chi scrive un romanzo debba affidare alla costruzione stessa del suo testo il suggerimento della lentezza o della affannosità del ritmo. Non ha didascalie, non può dire, qui con affanno, qui allegro andante. Lo scrittore deve affidarsi al solo tessuto del testo.
Tullio De Mauro, in Andrea Camilleri e Tullio De Mauro, La lingua batte dove il dente duole, Laterza, 2013, pag. 64.