Flow

Lo psicologo americano Mihaly Csikszentmihaly ha sviluppato una teoria su quelle che egli definisce le attività “autoteliche”  dal greco autos “sé”, e telos “scopo” o “fine”. Vale a dire l’insieme delle attività alle quali ci dedichiamo, quando le facciamo senza altro scopo  che quello del piacere di farle: camminare nella natura, non per andare da qualche parte, ma per il piacere di camminare; curare l’orto, non per mangiare quello che raccoglieremo, ma perché ci piace darci da fare nel nostro orto; suonare uno strumento musicale, non per essere ammirati o in previsione di un concerto, ma per il semplice piacere di produrre un’armonia… quel che rischia di alterare l’intenso piacere e la sensazione di pienezza nel praticare queste attività, può essere la pressione legata al raggiungimento dell’obiettivo, o l’inquinamento da parte di altri pensieri e altre emozioni: camminare pensando alle proprie preoccupazioni, curare l’orto imprecando contro il coniuge o i vicini.
Si può benissimo iniziare un’attività senza pensarci e a poco a poco lasciarsene assorbire, perché ci dà piacere, perché la padroneggiamo, perché inconsciamente sentiamo che ci consente di raggiungere uno stato di coscienza molto particolare che Csikszentmihaly chiama il flow, “il flusso”, e che è semplicemente uno dei modi di avvicinarsi alla felicità immergendosi interamente in quel che si sta facendo.

Christophe André, Imperfetti e felici, Corbaccio, 2008, pag. 356

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