Le parole sono anche molto democratiche; pensano che una parola sia buona come un’altra; che le parole rozze valgano tanto quanto quelle educate; che quelle incolte siano uguali a quelle colte; non esistono classi o titoli di merito nella loro società. E non amano essere sollevate in punta di penna ed esaminate una per una. Restano sempre unite in frasi, in paragrafi, e a volte per intere pagine di fila. Odiano essere utili; odiano dover far soldi; odiano andare in giro a tenere conferenze. In breve, odiano qualsiasi cosa che imponga loro un unico significato, o che le immobilizzi in un’unica posa, perché cambiare fa parte della loro natura.
Viriginia Woolf, Come si legge un libro?, Baldini & Castoldi, 1999, pag. 147.