Nacqui hieme ineunte. Poi, ragazzino, incominciai a trasferire particole di anima nei libri che leggevo, fino a dislocarvela compiutamente: in questo modo potevo circolare nel mondo come un insensibile golem senza patir troppi danni, e quando mi prendeva vaghezza di recuperare un po’ della mia anima andavo a cercarmela là dove l’avevo nascosta, nei libri: soprattutto in quelli d’avventura e nei più spaventosi: finché, presa l’abitudine di recuperane troppa, di roba, per far prima a nasconderla ho incominciato a sbatterla in grande quantità dentro ai libri che mi son messo a scrivere io, appositamente. Ecco, fine della dinamica.
Michele Mari, Leggenda privata, Einaudi, 2017, pag. 12.