Visitando alcuni giorni fa un moderno stabilimento industriale, mi sono ricordata del diario di fabbrica scritto fra il 1934 e il 1935 da Simone Weil, una testimonianza straordinaria di cosa era la vita di un operaio 80 anni fa. Ma non si tratta solo di un reperto storico: le riflessioni di Weil hanno un valore assoluto, e non mi stancherò mai di consigliarne la lettura. Lo si trova in un Oscar Mondadori (ma la prima edizione fu pubblicata nel 1952 dalle Edizioni di Comunità di Adriano Olivetti) insieme a lettere , riflessioni sul taylorismo e sul ruolo del sindacato, alcuni brevi densissimi saggi sulla natura del lavoro operaio e non solo.
A chi un lavoro lo sta cercando, a chi lo ha perso, a chi è sfruttato sul posto di lavoro, a chi si trascina nel tran-tran di ogni giorno, a chi detesta le proprie mansioni, e a quei pochissimi che invece ne traggono piacere, buon 1° Maggio dunque con l’auspicio di Simone Weil:
Che l’uomo non solo sappia quel che fa; ma, se possibile, che ne percepisca l’uso, che percepisca la natura da lui modificata. Che per ciascuno il proprio lavoro sia oggetto di contemplazione.
Simone Weil, esergo a Diario di fabbrica, in La condizione operaia, Mondadori, 1990, pag. 47.
caspita! lo cerco di sicuro. grazie mille!
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