Cresceva in me, ragazzo, una fiducia nel libro. Fin dall’inizio della mia esistenza di scolaro, esso era più di ciò che era – quasi l’annuncio e la presenza di un mondo diverso da quello corrente, ma che si congiungeva poi di continuo ad esso ed entrava nel rito famigliare. Se torno a quel passato, scopro che è lì l’origine della mia idea del libro come creatura vivente, quasi un amico, con una storia che, nella vicenda concreta degli scambi e delle letture, diventa storia aggiunta a quella sua proparia. Il libro aveva come due dimensioni: quella del suo linguaggio alto, che mi portava per mano nel paesaggio delle idee, delle ragioni grandi, delle fantasie straordinarie; e quella di un rapporto diretto con la vita quotidiana che se ne arricchiva, in qualche modo, e che a sua volta accresceva il valore e il senso del libro stesso.
Ezio Raimondi, La voce dei libri, Il Mulino, 2012, pag. 11