Il ritorno delle rondini segna per me ogni anno un passaggio importante, da quando esiste il blog ho sempre dedicato un post a questo evento. Quest’anno le sensazioni sono diverse, come appannate dalla situazione che stiamo vivendo. E tuttavia vale la pena tornare ad aprire un libro bellissimo (qui un post dedicato) in cui le rondini sono una presenza costante, e ritrovare queste parole:
La mia relazione con questi uccelli è a dir poco a senso unico, visto che a loro non importa un fico secco di me. Eppure ci uniscono legami indiretti, anche quando non ce ne accorgiamo, attraverso l’ambiente e i sensi che abbiamo in comune. Anche noi reagiamo all’arrivo della primavera, godiamo del bel tempo e possediamo l’istinto biologico del gioco. In una poesia intitolata, per l’appunto, Le rondini, Ted Hughes parla di come ci si sente al loro ritorno (“Anche quest’anno/ce l’hanno fatta”) e ci dice che questi animali, oltre a essere il simbolo del ciclo annuale delle stagioni, danno la sensazione che tutto, nel mondo, funzioni ancora a dovere.
Richard Mabey, Natura come cura, Einaudi, 2010, pag. 22