Non è nei vasti campi o nei grandi giardini che vedo arrivare la primavera, ma nei radi alberi poveri di una piazzetta di città. Qui il verde si evidenzia come un dono ed è allegro come una buona tristezza.
Amo certe piazzette solitarie, insinuate fra strade di scarso traffico, anch’esse esenz’altro traffico che le strade. Sono radure inutili, cose che aspettano fra tumulti lontani. Sono piazze di paese dentro la città. Le attraverso, percorro una strada qualsiasi che vi conduce, poi ripercorro quella strada in senso inverso per ritornarvi. Vista dall’altra parte la piazza è diversa, ma la medesima pace lascia indorare d’improvvisa nostalgia (il sole al tramonto) la parte che non avevo visto all’andata. Tutto è inutile, e io lo sento in quanto tale. Ciò che ho vissuto l’ho dimenticato come se l’avessi vissuto distrattamente. Ciò che sarò non me lo ricordo, come se l’avessi vissuto e dimenticato.
Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine, Feltrinelli, 1986, pag. 111.